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Gay & Bisex

Il Duca e il suo castello (parte nona)


di PassPa
13.09.2024    |    2.782    |    5 9.6
"Le massaggiava e le stringeva, dando a volte anche dei pizzicotti e dei piccoli schiaffi..."
La giornata era stata lunga e impegnativa, sotto molti punti di vista, quindi ero veramente stanco e infatti mi addormentai subito, anche grazie alle bellissime sensazioni che ancora mi avvolgevano dopo il sesso in cucina con il cuoco. Sentivo ancora il suo odore su di me nonostante il bagno che avevo fatto. Ma contribuì al mio addormentarmi anche quell’abbraccio caldo e forte che mi prese appena entrato sotto le coperte. Non sapevo chi fosse e non mi importava. Sinora tutti gli uomini che avevo incontrato erano stati magnifici, quindi andava bene chiunque fosse, anche se la curiosità era alta. Durante la notte ogni tanto venivo svegliato dai movimenti dell’uomo attaccato a me, ma sempre mi riaddormentavo. Nel cuore della notte, però, avvertii un movimento diverso dagli altri che erano solo piccoli spostamenti del suo corpo nel letto. Le braccia che mi avvolgevano iniziarono a carezzare il mio piccolo corpo e cominciavo a sentire che il suo cazzo si ingrossava. Filtrava poca luce dalle finestre ma riuscii a vedere le sue braccia e percepire meglio il suo petto attaccato alla mia schiena e notai che non era coperto dal pelo, come molti dei maschi che mi avevano posseduto. Inoltre sentivo premere qualcosa di metallico contro la mia schiena e vidi con la coda dell’occhio che il viso che era accanto al mio aveva due lunghi baffi. Capii che era il cameriere mulatto, con cui avevo dato spettacolo due sere prima per gli ospiti del Duca. Sembrava che fosse in uno stato di dormiveglia ma si muoveva e capii che cercava di sfondarmi il culo e far entrare il suo bel cazzone dentro. Si era eccitato notevolmente e io suo cazzo adesso lo sentivo molto duro e grosso. E infatti appena fu in posizione lo spinse dentro e premette fino a quando fu arrivato in fondo, facendomi sentire le sue grosse palle attaccate a quelle molto più piccole mie. Fece altri due o tre movimenti, come ad assestarsi e poggiata la testa sulla mia spalla riprese a respirare lentamente e si addormentò.
Il mio buco era ormai abituato ad avere dentro un cazzo di notevoli dimensioni e quindi non provavo né dolore né fastidio, ma solo una piacevolissima sensazione. E mi riaddormentai anche io, con quel palo conficcato dentro il buco del culo. Mi svegliò un movimento che sentivo dentro il mio culo. Il cameriere ancora con gli occhi chiusi aveva iniziato a scoparmi, piano, prendendo un ritmo sempre più veloce. Questo evidentemente cominciò a svegliarlo e le sue braccia mi avvolsero sempre più stretto mettendomi a pancia giù e salendo sopra di me. Si posizionò ancorandosi stringendo le mie gambe tra le sue e iniziò a scoparmi. Mi faceva sentire tutto il suo gran cazzo comprese le due grosse vene laterali. E quando capì che il mio buco era ben lubrificato grazie ai suoi umori iniziò ad accelerare sino a prendere un ritmo da sfondamento. Sbuffava, e sentivo sbattere il suo petto con quei grossi anelli sulla mia schiena come pure le sue grosse palle che quando entrava tutto le sentivo sbattere facendomi quasi male dalla durezza. Mi afferrò e mi girò mettendomi sopra di lui che si era messo di schiena e da questa posizione riusciva, se possibile, a entrare ancora più in fondo facendomi saltare in avanti, ma trattenuto dalle sue braccia. Cambiò di nuovo posizione e mi mise su un fianco continuando a sbattermi ancora e ancora. Capivo che stava per riempirmi. Il suo respiro era sempre più forte e mi sfondava velocissimo. Un urlo da animale accompagnò la sensazione di un getto di lava bollente che mi invadeva le budella e che non sembrava finire. Quando finalmente si svuotò rimase dentro e ripreso fiato mi sollevò con ancora il suo cazzone dentro il mio culo e mi portò in bagno dove, come già successo, mi riempì di piscio caldo usandomi come cesso. Avevo il culo che scoppiava tra la sborra e il piscio del cameriere che, dicendomi di stringere bene il buco, uscì da me e mi posizionò nella vasca. Mi svuotai di colpo e capii con quanti liquidi mi aveva riempito. Lo svuotamento mi spinse a fare anche io la pipì e subito dopo il cameriere aprì la doccia sopra la vasca e dopo essersi sciacquato mi disse di lavarmi, vestirmi e di andare nella sala della colazione.
Obbedii prolungando un po' la doccia per togliermi gli umori da sopra il corpo. Mi vestii con i vestiti che trovai sulla poltrona e mentre lo facevo notai che erano spariti i giocattoli erotici…
Uscito dalla stanza mi aspettavo di trovare il maggiordomo che mi avrebbe scortato nella sala da colazione, ma invece non c’era nessuno e scesi dalla solita scala per andare da solo. La strada ormai la conoscevo.
Entrai e contemporaneamente a me da un’altra porta entrava il Duca che si avvicinò, mi abbracciò, mi bacio in bocca profondamente e con la lingua e mentre ci sedevamo mi chiese se la serata era andata bene, scusandosi di non esserci potuto stare. Risposi che era andata bene e vidi che sorrideva. Immaginai che gli era stato riferito tutto…
La colazione si svolse in silenzio. Alla fine chiesi se potevo avere un altro caffè e il cameriere mulatto con cui avevo passato la notte, che ci aveva servito, disse che me lo portava subito. Sparì e dopo pochissimo apparve con una tazzina grande di caffè e, porgendomela, disse che il cuoco aveva pensato che avrei gradito della crema nel caffè. Mentre lo diceva mi fissava negli occhi e guardando la tazzina capii che la crema era stata prodotta proprio dal cuoco… Il Duca si gustava la scena e io iniziai a sorseggiare il caffè con crema. Ammetto che lo trovai delizioso. La crema era densa e un po' salata che mi fece ricordare l’abbondanza delle sborrate del cuoco la sera prima. Finita la colazione non sapevo quale sarebbe stato il programma della giornata.
Il Duca si alzò da tavola e mi disse che essendo una bellissima giornata saremmo stati al sole in piscina. Non avevo visto alcuna piscina nel giardino, ma in fondo avevo visto ben poco di quell’enorme castello. Mi invitò a seguirlo e ci dirigemmo, infatti, in una zona che non avevamo ancora visitato. Entrammo in una stanza con degli armadietti e mi disse che potevo spogliarmi lì, che il costume non era necessario ovviamente e di prendere un telo e uscire fuori. Lo feci e lo fece anche il Duca. Prendemmo i teli e aprì una grande porta finestra che dava in un ampio spiazzo erboso con al centro una grande piscina. Attorno vi erano dei lettini con tavolini accanto.
Il Duca si posizionò su un lettino e mi disse di prendere quello accanto al suo, così eravamo in direzione giusta per prendere il sole. Il Duca iniziò a leggere un giornale che era sul tavolino e io mi distesi, chiusi gli occhi e mi rilassai godendomi quella situazione di relax e di sole. Forse mi appisolai perché un rumore di bicchieri mi fece aprire gli occhi di colpo. Era arrivato il cameriere con un vassoio e dei bicchieri di vino ghiacciato per noi. Il Duca ne prese uno e mi invitò a fare altrettanto. Poi sorridendomi brindò e iniziò a sorseggiarlo. Mi guardavo intorno, aspettando gli eventi. Mi sembrava strano che passassi una mattina intera senza che qualcuno approfittasse di me. In realtà per quasi tutta la mattinata restammo da soli a sorseggiare vino e a leggere. Io ogni tanto mi facevo una nuotata per rinfrescarmi, ovviamente dopo avere chiesto il permesso al Duca. Fu proprio durante una di queste nuotate che, verso la fine della mattinata, sentii che qualcun altro si era tuffato in piscina. Alzai la testa dall’acqua per vedere chi fosse. Era proprio il Duca che si era immerso e aveva iniziato anche lui a nuotare. Vedevo che nuotava veramente bene, da persona allenata a farlo, il che spiegava anche il suo fisico. Dopo molte vasche si fermò vicino a me che mi ero messo seduto su uno dei gradoni a pelo d’acqua che servivano a entrare in piscina. Mi guardò e mi chiese come stavo, se andava tutto bene, se questi due giorni erano stati come me li aspettavo e se mi erano piaciuti. Io lo guardai spiazzato. Non mi aspettavo una chiacchierata del genere. Risposi che stavo molto bene, che non avevo idea, nel momento in cui avevo accettato, di cosa sarebbe successo durante il fine settimana e che comunque ero molto felice di avere accettato. Che l’esperienza sinora era stava bellissima e mi avevano fatto scoprire la mia anima da sottomesso.
Il Duca sorrise contento e mi disse che anche lui era molto contento di come mi ero comportato e adattato alla situazione. Che aveva avuto negli anni altri “ospiti” giovani ma che sinora quasi nessuno era rimasto sino alla fine. Io sinora ero quello che lo aveva soddisfatto di più. Mi fece molto piacere sentire quelle parole e sorrisi anche io. Detto questo il Duca si avvicinò e prendendomi la testa tra le sue grandi mani mi attirò a sé e iniziò a baciarmi con passione. Il misto del suo sapore, che già avevo conosciuto, del vino e dell’acqua della piscina mi rapì e risposi ai suoi baci con altrettanta passione. Mi attirò sempre più vicino a sé, sempre baciandomi infilando la sua lingua in gola e solleticandomi con quei baffoni sale e pepe, sino a quando fui seduto sopra di lui e le sue mani mi avvolgevano. Le mie mani iniziarono a carezzare quel magnifico corpo di maschio, a seguire le linee del suo tatuaggio, a giocare con quel pelo imperlato d’acqua soffermandomi sui grossi capezzoli tirati dai due pesanti anelli. Il mio carezzarlo evidentemente lo faceva godere. Sia perché era un chiaro segno di sottomissione e di adorazione, sia perché probabilmente gli provocavano dei brividi in tutto il corpo. La conseguenza, ovviamente, fu che iniziai a sentire qualcosa di sempre più duro e grosso che si insinuava tra i nostri due corpi. Era il suo bel cazzo che cresceva e che veniva stratto tra di noi. La mia manina si allungò cercando di afferrarlo e sentii che era già bello grosso. Continuai a carezzarlo, iniziando un movimento su e giù così da renderlo ancora più rigido. Il Duca mugolava di piacere sempre con la sua bocca attaccata alla mia e la sua lingua che vagava nella mia gola. Dopo poco si staccò dalla mia bocca e iniziò a leccarmi avidamente il collo e le orecchie. Le sue mani scesero prendendo a coppa le mie natiche che entravano perfettamente nelle sue mani grandi. Le massaggiava e le stringeva, dando a volte anche dei pizzicotti e dei piccoli schiaffi. Quindi tenendomi con le sue mani fece una cosa che all’inizio non capii. Prima indirizzò la mia bocca verso il suo cazzone. Poi si piegò verso il mio culo cominciando a baciarlo e attirandolo sempre più vicino a sé. Era una posizione scomoda, ma subito mi afferrò per le gambe e mi mise parallelo al suo copro ma al contrario, tenendomi per le cosce e mettendole a destra e a sinistra della sua faccia in modo tale che il buco del mio culo fosse a portata della sua lingua. Iniziò a leccarmi il buco con passione e improvvisamente si alzò, così che mi ritrovai appeso a lui con il suo cazzone, ormai rigido, ad altezza della mia bocca e il mio culo a disposizione della sua lingua che mi leccava e mi penetrava inumidendo il buchetto. Anche se ero sostenuto dalle sue braccia mi afferrai alle sue cosce di marmo e iniziai a succhiare il suo cazzone. Ogni tanto lo tirava fuori indietreggiando il bacino e capivo che voleva che leccassi le sue grosse palle. Al solito ubbidivo, sia perché dovevo farlo, erano i patti, sia perché mi piaceva da matti. Questo mio succhiare e suo leccare durò un bel po', sino a quando come se fossi una bambola, senza nessuno sforzo, mi girò e mi ritrovai sempre aggrappato con le gambe avvinghiate al suo bacino e di nuovo a baciarlo e sentivo il suo grosso cazzo veramente duro che bussava tra le mie chiappette. Senza alcuno sforzo quel bussare si trasformò in un ingresso che si fermò solo quando fu tutto dentro di me. La posizione lo aiutava, visto che per gravità scendevo sul suo cazzo. Fu magnifico. Lo sentii tutto dentro con quelle grosse vene che pulsavano. Assestatosi dentro iniziò a muoversi mai smettendo di baciarmi. Godevamo tutti e due, molto, sudando a sole ma con piacere. Ogni tanto non smettendo mia né di baciarmi né di scoparmi scendeva qualche gradino e ci immergevamo, così da rinfrescarci. Il fatto che mi reggesse non sembrava sentirlo. Il mio peso era per lui quasi nullo. Ma del resto io ero un giovane piccolo e abbastanza magro, mentre lui un omone grande e grosso. Le sue mani erano salde una sul mio culo e l’altra sul mio viso che teneva fermo attaccato al suo, quasi a non volere che io guardassi attorno. Capii il perché poco dopo. Sentii dei movimenti in acqua. Qualcuno era entrato, ma chi? Non sapevo e non potevo vedere perché era entrato alle mie spalle. Ma lo sentii avvicinarsi e iniziare a leccare il mio buco riempito dal cazzone del Duca. Leccava tutto, il mio buco e il cazzone che entrava e usciva. Non vi dico la sensazione. Un godimento mai provato. La sua lingua, quando il cazzone entrava dentro, si insinuava con lui, leccando il bordo del buco. Mi solleticava e capii che doveva avere certamente barba e baffi, ma questo non mi aiutava perché sinora tutti i maschi che avevano giocato con me avevano barba o baffi. Potevo escludere il cameriere perché l’unica cosa che vedevo erano le braccia e non erano scure come la pelle del cameriere. Ma devo dire che, come già successo nella biblioteca e sempre con il Duca, non mi importava chi fosse. Ero tranquillo, mi sentivo al sicuro stretto al Duca. E poi la situazione era intrigante al massimo. Il maschio dietro di me smise di leccare e si alzò, iniziò a leccarmi il collo e a insinuare la sua lingua tra la mia bocca e quella del Duca. Potei così vedere chi era. Era il giardiniere. Anche se non lo vedevo benissimo vedevo il suo folto pizzo e la sua coda di cavallo che tenevano quei lunghi capelli.
Evidentemente il Duca e il giardiniere erano abituati a scoparsi le vittime di turno insieme, visto che già nel bosco mi avevano posseduto, e con violenza, insieme.
In quella posizione si strinse a noi e sentii che trafficava con il mio buco, infilando delle dita insieme al cazzone del Duca. Prima una, poi due, poi tre. Poi dopo averle mosse un po' le tirò fuori e immediatamente cominciò a premere con la sua cappella che ricordavo molto grossa attaccata a un cazzo che anche se non lungo era molto spesso. Premendo la fece entrare quasi subito provocandomi delle scosse elettriche che mi fecero sobbalzare, movimento che ebbe come conseguenza quella di farmelo entrate di colpo. Si fermarono tutti e due qualche secondo, il tempo di restare saldi per la scopata e a me diedero il tempo di riprendermi. Iniziarono a muoversi prima piano, poi sempre più veloce, poi veramente come degli animali. Mi tenevano stretto e si tenevano tra di loro. La mia bocca era riempita alternativamente delle loro lingue. E i loro versi da animali alfa riecheggiavano nella piscina. Il Duca iniziò a indietreggiare, tirandosi noi con lui, sino a quando si sedette sul gradino di prima tirandosi tutti noi. Si distese e mi ritrovai come un giocattolo schiacciato tra due maschi che mi violentavano. In questa posizione il giardiniere aveva più presa e iniziò veramente a sconquassarmi il culo. Sembrava volesse entrarci tutto intero. Avevo già sperimentato il giorno prima la sua potenza e violenza e oggi la confermava.
Ad un certo punto il Duca si sfilò e lasciò campo libero al giardiniere che con più spazio iniziò una vera e propria corsa dentro di me. Mi afferrava per i capelli, mi stringeva dal collo, mi serrava il petto e mi scopava dicendomi all’orecchio frasi che volevano sottolineare la mia condizione di sottomesso, di puttana, di troia pronta a farsi scopare e riempire da qualsiasi maschio. Io non rispondevo, perché la violenza che usava mi lasciava senza fiato, ma ammetto che comunque godevo da matti. I suoi morsi sul collo, le tirate di capelli, le sue dita che mi martoriavano in capezzoli mi facevano godere e anche quando sempre con il cazzo dentro di me mi girò così da guardarmi in faccia mentre mi violentava io godevo. Prese a sputarmi in bocca e poi a baciarmi. Il Duca in tutto questo guardava e si masturbava il cazzo già grosso e umido, pieno di tutti gli umori del mio culo e anche quelli rilasciati dal cazzo del giardiniere. Si capiva che stava per arrivare alla fine e infatti a un suo cenno il giardiniere si scostò dal mio viso e lasciò che il Duca avvicinasse la cappella alla mia bocca così da sparare il suo carico dentro la bocca. Iniziò e sembrava, come sempre, non volere smettere. Era abbondante e non tutta riusciva a centrare la bocca, colando sulle guance e sugli occhi. Quando finalmente si fu svuotato e si adagiò sui gradini per rinfrescarsi, il giardiniere riprese la sua posizione e guardandomi come si guarda chi ti è inferiore riprese a scoparmi. Aveva una resistenza assurda. Mi cavalcava guardandomi e io lo guardavo sentendo la bocca piena della sborra del Duca e grumi che mi chiudevano gli occhi. Il giardiniere al massimo dell’eccitazione si avvicinò e iniziò a leccarmi il viso raccogliendo con la sua lingua la sborra del Duca per poi infilarmela in bocca e baciarmi. Una sensazione che non avevo mai provato. E mentre mi infilava la lingua sempre più in fondo spingendo la sborra iniziò a grugnire e a farcirmi il culo della sua sborra. Ne fece tanta anche lui, ovviamente. E mi tenne stretto sino a quando non finì di sborrare e sempre tenendomi stretto e con il cazzo ficcato dentro mi sollevò e uscì dalla piscina. Non voleva che il suo seme che doveva essere tanto si spargesse nella piscina e quindi mi depositò sull’erba in modo che io riprendendo fiato potessi svuotarmi.
Mentre ero ancora disteso e cercavo di riprendermi sollevai lo sguardo e vidi che il Duca si stava sciacquando sotto una doccia lì accanto. Del giardiniere non c’era traccia.
Mi tirai su seduto nell’erba e ammirai il Duca. Era magnifico ed ero felice di avere accettato la proposta, anche se stava per terminare il fine settimana.
Finito di pulirsi, il duca si avvolse in un telo e si avvicinò. Mi disse che ero stato proprio bravo e che potevo rimanere in piscina a godermi io resto della mattinata. Ci saremmo visti poco dopo nella terrazza, per un pranzo leggero in preparazione invece, alla cena della sera.
Mi diede un bacio e si allontanò.
Io sorrisi, mi sciacquai e mi rimisi nella sdraio a prendere il sole per poi fare qualche altra bella nuotata… (continua).
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